UNA CONVERSAZIONE CON CLARA SÁNCHEZ
Lei crede che certi «mostri» come la coppia di anziani del suo romanzo, ex funzionari nazisti, si siano mai pentiti?
No di certo. Continuano a credere di aver fatto il loro dovere. Dormono sonni tranquilli. I mostri che fanno più paura sono quelli che si nascondono dietro un volto benevolo. Terrorizzare le persone è molto più facile di ciò che sembra.
Il romanzo esplora la paura in tutte le sue forme...
Sì, la paura che facciamo agli altri, la paura che paralizza noi stessi e ciò che possiamo fare per sconfiggerla. Vale a dire: costruire legami attraverso l’amicizia e l’amore.
In quanto appassionata di psicologia, come spiega che rimangano impuniti coloro che hanno commesso tali atrocità?
L’essere umano ha una propensione naturale a cercare l’abisso, ciò che è turpe. Questo spiega perché a volte non si denuncia un dittatore o si vedono alla televisione personaggi dai comportamenti aberranti senza che la cosa ci turbi: il buon senso, come concetto, ci annoia.
Ha imparato qualcosa scrivendo su questo tema?
Moltissimo. Il profumo delle foglie di limone è il mio romanzo in cui ho appreso di più. Vuole sapere che cosa? Ho imparato che i cattivi alla fine vincono sempre. Che ci sono persone che, per quanto si siano macchiate di colpe terribili, non pagheranno mai per i loro misfatti. In qualche modo il romanzo vuole riportare l’attenzione sull’impunità dei potenti.
Sandra, la protagonista giovane, è invece un personaggio ingenuo, non sa quasi nulla del nazismo, non sa cosa fare della sua vita e sembra aliena da tutto...
Nel romanzo, da un lato ci sono i due anziani nazisti e Julián, che portano sulle spalle il peso del proprio passato, come aguzzini o come vittime. Dall’altro c’è Sandra, che sul nazismo ha visto solo un paio di documentari ed è sommersa dai problemi del presente. Rappresentano due momenti storici molto vicini temporalmente, ma quasi agli antipodi come assetto psichico: nell’epoca attuale ci troviamo dinnanzi a una frattura generazionale mai vista prima tra anziani e giovani. Ciò impedisce che si tramandino di generazione in generazione insegnamenti fondamentali sull’esistenza, visto che le cose più importanti le impariamo sempre attraverso gli altri... Sandra si trova in un momento complicato. La sua autostima è sotto le scarpe. Ha sempre creduto di non essere buona a nulla e la sua amicizia con Julián fa sì che lei valorizzi sé stessa, per la prima volta nella vita.
Ha già ricevuto delle proposte per la trasposizione cinematografica del romanzo. Se potesse scegliere in libertà, quale cast vorrebbe?
Regista: Martin Scorsese, per il suo Quei bravi ragazzi ma anche per L’età dell’innocenza, per il fatto di saper presentare il mondo interiore ma anche il volto pubblico di ognuno... Per la coppia nazista dovrei fare un casting; per Sandra, una Scarlett Johansson castana. O forse una ragazza più dura...
Perché l’orrore nazista continua ad attrarre la nostra attenzione?
Perché non si capisce. È fuori da ogni possibilità di comprensione umana, uno sterminio tanto sistematico e organizzato. Gli psicopatici attraggono, e bisogna stare in guardia, perché possono occupare gli scranni del potere, sono freddi e sanno come manipolare gli altri. Bisogna avere buon senso, rimanere lucidi.